Iran, chador e sogni
Nella repubblica islamica chi gestisce il potere non ha alcuna comprensione delle esigenze della maggioranza: sette iraniani su dieci hanno meno di 25 anni, una gioventù a cui si impedisce di sognare, che ha un paio di jeans e una connessione a internet come armi per reagire. A donne e uomini senza legami di sangue o non sposati è impedito di stare insieme in luoghi pubblici o sugli autobus, si vigila con millimetrica attenzione su abbigliamento femminile, acconciature, trucco, sulla musica che si ascolta e i libri che si leggono. «La mia fantasia ricorrente – scrive AzarNafisi in “Leggere Lolita a Teheran” (Adelphi 2004) - è che alla Carta dei Diritti dell’Uomo venga aggiunta la voce: diritto all’immaginazione. [...] Per vivere una vita vera, completa, bisogna avere la possibilità di dar forma ed espressione ai propri mondi privati, ai propri sogni, pensieri e desideri; bisogna che il tuo mondo privato possa sempre comunicare col mondo di tutti. Altrimenti, come facciamo a sapere che siamo esistiti?»
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