T'amo da morire

“T’amo da morire” presenta alcune immagini che ritraggono i luoghi troppo spesso teatro di violenza sulle donne. Una violenza non solo fisica, ma anche e soprattutto verbale e psicologica. Sono storie di donne maltrattate, insidiate, discriminate, annientate e uccise in quanto donne. Casi di crimine in cui il genere femminile della vittima è una causa essenziale, un movente, del crimine stesso. Sì, perché di genere si muore: dunque non vicoli bui o spazi apparentemente pericolosi, bensì immagini di ambienti domestici.
Partendo dalle testimonianze di donne che hanno subito violenza, Antonella Monzoni riproduce abilmente scenari di cucine, salotti, camere da letto che si trasformano in prigioni, siti di paura, pericolo e anticamere della morte. Una modalità dell’amare che si traduce nei toni violenti e scabrosi derivanti dal senso del possesso di un certo universo maschile sul reciproco femminile.
Perché così spesso le donne maltrattate, picchiate, massacrate dai loro partner non hanno giustizia? Perché in maggioranza nemmeno li denunciano? La violenza domestica è un reato di serie B? Il progetto fotografico di Antonella Monzoni interpreta la complessa dinamica della violenza domestica sulle donne che, grazie alla recente legge contro il femminicidio, non si pone più come una questione “privata”, bensì come problema di rilevanza sociale che chiama in causa cittadini e istituzioni.

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