Ferita Armena

L’Armenia è stata una scoperta per me. Ho sentito da subito il suo tormento, i territori che attraversavo si presentavano aspri, ostinati, rocciosi, un “regno di pietre urlanti” come lo ha definito Osip Mandel’stam. L’Armenia mi ha raccontato le sue ferite, la sua storia, il suo orgoglio. L’ho visitata tutta, camminando, conoscendo persone che amavano condividere con me il proprio vissuto e tutti, anche giovanissimi, parlavano della ferita più grande del loro popolo, che si chiama Il Grande Male (Metz Yeghèrn), un genocidio compiuto dal governo ottomano dei Giovani Turchi nel1915. Non c’è famiglia armena che sia immune da questa antica ferita. E non c’è famiglia all’interno della quale non ne sia trasmessa la memoria, di generazione in generazione, affinché non sia dimenticata. Oltre un milione e mezzo di armeni furono sterminati in quello che è stato definito “il primo genocidio del XX secolo”, ma incomprensibilmente non è noto e soprattutto non è stato mai riconosciuto dalle autorità turche.

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